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BREXIT??? BAGEL!!!


Eh sì, sarebbe bello poter fare la valigia tutte le volte che lo si desidera e partire per una meta sconosciuta; o riempire una borsa con un po’ di biancheria di ricambio e volare per trascorrere il week end in uno dei luoghi che già in passato hanno fatto da scenografia ad un momento della nostra vita, un posto in cui siamo già stati, ma che ci è rimasto nel cuore, o che lo ha cambiato, con la sua bellezza..

Eh no, non è così che funziona, non è sempre possibile, anzi…

Tigelle Modenesi: Ricetta Infallibile!!!


Le tigelle sono un cibo simpatico!
Secondo mio marito e mio fratello sono anche il più buono!
Quante gliene fai, tante ne mangiano!
Quante volte gliele proponi, tante volte ti dicono di si.
E tutte le volte che viene data loro la possibilità di fare una richiesta culinaria, per accontentare un desiderio, per festeggiare il loro compleanno o per la ricorrenza di un qualsiasi evento, si coalizzano, utilizzando tutte le tecnologie a disposizione e le loro abilità strategiche per fare la stessa richiesta: TIGELLEEE!!!

Colomba Pasquale con Pasta Madre


Io non sono una grande appassionata di questo volatile, ma quando nel frigorifero alberga la pasta madre, qualsiasi cosa si possa produrre con essa, diventa una sfida! Una sfida che non si ha la certezza di vincere finché la creazione non prende forma, il suo profumo, degno delle migliori pasticcerie artigianali, spande dal forno, in cucina e poi su e giù per l’androne delle scale. E questo miracolo accade solo per effetto della lievitazione naturale, che ne consente anche la lunga conservazione.

Hummus di Ceci e Pide calde per l'aperitivo



La moda dell'aperi-cena, è diventata,  in realtà, una bella scusa per un pasto a base di pietanze diverse e stuzzicanti accompagnate da un buon bicchiere di bollicine!
Detta così, sembra una cosa veloce... Più facile a dirsi che a farsi!
Sì perchè, se ben fatto, un aperitivo così può essere molto più impegnativo rispetto ad una classica cena, poiché si compone di un numero di preparazioni più elevato.
Gli appassionati del genere quindi, siano essi i realizzatori o gli utenti finali(!),  non si fanno scappare questa occasione per sperimentare piatti nuovi e sfiziosi, magari in singole mono porzioni, fino a trasformare l'occasione in un banchetto pantagruelico!

Zeppole di San Giuseppe al forno per la Festa del Papà


Benevento, 19 Marzo 1986

MIO PADRE

Mio padre è forte, perché lavora tutto il giorno e e trova il tempo e la voglia di giocare con me.

Torta mimosa: dedicato a tutte le donne che mi hanno resa donna



A MAMMA, che mi ha dato alla luce una volta, e ha custodito la mia vita una seconda, standomi semplicemente accanto e cercando di illuminare dove tutto era buio...

A NONNA MARIA, che mi ha fatto anche da mamma, e ha contribuito, forse a sua insaputa, ad allargarmi la mente… ma soprattutto il giro-panza!

A NONNA ANTONIETTA, che ha consentito piccole violazioni alla rigida educazione che mi veniva impartita, regalandomi sempre, di nascosto, il primo boccone fumante.

Cupcake-Mania ok, ma a modo mio!



E' in atto una vera e propria invasione...
Pasticcini cicciotti di tutte le misure, piccini, grandi o giganti; indossano carte di ogni foggia e colore, pois, stelle e strisce, tinte unite sgargianti, stampe a carta di tabloid; hanno sulle sommità ciuffi fluo alla Elvis Presley, decorati da dolci coriandoli multicolor, si riparano sotto ombrellini da cocktail o sventolano bandierine a tema...
Sono i Cupcakes alla conquista del continente europeo!
Le libreria sono piene di copertine che ritraggono l'invasore; in TV non si vede o parla d'altro: ogni trasmissione di cucina che si rispetti li propone o li ha proposti almeno una volta; il BOSS delle Torte ne sforna centinaia di migliaia a settimana e dilagano i programmi televisivi che raccontano il quotidiano di piccole botteghe che ne producono in quantità industriale...
Insomma, impazzano i cupcake!

Il sortilegio della Pasta Madre!


Nulla da fare, lo sapevo che prima o poi sarebbe successo anche a me, sono stata contagiata... 
Mi sono intrippata anche io con la PASTA MADRE!!!
Come ogni mia avventura, però,  il percorso è stato ed è tutt'altro che lineare!
Non che pensassi che fosse un'impresa facile, ma non varei mai creduto di ottenere dei risultati così altalenanti e distanti tra loro.
Tutto nasce forse dalla mia iniziale ritrosia. Infatti, sono sempre stata un po' restia all'argomento per via delle cure e dei conseguenti "sprechi" che l'accudimento della pasta madre comportano, se, come me, non puoi eccedere nella quantità di carboidrati giornalieri!!! Per contro, la lievitazione naturale mi ha sempre affascinato, poiché, oltre a garantire la freschezza del prodotto da forno per molto più tempo, rispetto allo stesso con lievito di birra, ha caratteristiche di digeribilità imparagonabili a quest'ultimo.

Torta di mele, il primo amore non si scorda mai...


La torta di mele è un grande classico... ma anche no! Ne esistono infatti mille versioni ed altrettante ricette, più o meno soffici e panose, o croccanti e burrose, vintage o rivisitate. Tutte hanno per me il sapore dello sbocciare del grande amore per la cucina e della passione per i fornelli, nata come un gioco bellissimo.
E proprio una bellissima, luccicante, colorata e rumorosa cucina giocattolo, infatti, è stato il mio primo approccio! Un regalo di Babbo Natale!
Ricordo come fosse ieri quel gigantesco pacco rosso, sotto l'albero addobbato, l'attesa trepidante della mezzanotte, le manine che corrono veloci sul risvolto della carta, il suo fruscio dello strappo e, finalmente, la comparsa dell'oggetto misterio!!!

Di piadine, crescioni e riflessioni sulla lunga estate calda.


Che lunga separazione da questa mia creatura!
Quanto mi è mancato questo appuntamento!
Ma la primavera ed l’estate ormai trascorse, sono state dure e caratterizzate da una tale sensazione di “pienezza” da impedirmi di concedermi, con la serenità e la dedizione che merita, questo mio momento…
“Pienezza” sì, proprio così! Mi spiego meglio: mai capitato di alzarsi da tavola con la pancia talmente piena da non riuscire a portarsela dietro??? Personalmente non ricordo pranzo di Natale che non sia accompagnato da questa percezione! Ecco, immaginate ora di sentire lo stesso ma… nella testa!
La testa, il cervello, la mente letteralmente zeppa di nozioni, informazioni, pensieri, progetti più o meno ambiziosi, paure nuove a braccetto con le vecchie; e poi fare la conoscenza di nuovi colleghi e creare con loro un nuovo rapporto di amicizia; il sopraggiungere di nuovi impegni, di piccoli e grandi contrattempi; l’instaurarsi di nuove abitudini, lo sgretolarsi di antiche certezze… Tutto affollato nella mia mente.

Crostata Meringata al Limone e qualche nozione di Galateo

Mi mette sempre un po’ in imbarazzo, quando ricevo un invito a cena, decidere che cosa portare. Un dolce? Il vino?? Un dolce e una bottiglia di vino??? 
Innanzi tutto, non è mai semplice trovare un dessert “take away” per la cena… Si rischia sempre che la scelta cada sulle classiche torte, facili da trasportare ma assolutamente più adatte ad un tea delle 5 o ad una colazione, quando sarebbero molto più appropriati dei dessert al cucchiaio, magari monoporzione, ma più impegnativi dal punto di vista logistico!

E poi ogni dessert rappresenta, secondo me, il naturale epilogo di un equilibrato percorso di sapori che, il susseguirsi delle pietanze che compongono il menù ha sapientemente tracciato.  ...Chiedere alla padrona di casa, cosa ha intenzione di preparare può metterla a disagio: e se avesse voluto giocare sull’effetto sorpresa? 


Molti infatti non sanno che, proprio questa scelta, che è la più praticata e largamente condivisa, è, in realtà, caldamente sconsigliata dalle regole d’etichetta del Galateo. Perché? In primo luogo perché un dono è tale quando offerto solo a al suo destinatario e non se si ha intenzione di condividerlo con lui, per la cena; in secondo luogo perché qualsiasi interferenza nella gestione del menù, con vino, dolce, o qualsiasi altra pietanza, non appropriata al menù stesso, pensato dalla padrona di casa, ne sconvolgerà i piani, mettendola in difficoltà; in ultima istanza perché è preciso compito dell’ospite prevedere la scelta di un vino adatto alle pietanze che saranno servite. 


Cosa portare allora???
Semplice! Dato per assunto che il dono che si offre ai padroni di casa, nulla dovrebbe avere a che vedere con il menù della serata, andrà benissimo una buona bottiglia di vino o un distillato, dando per inteso però che sia un dono personale per l’ospite, il quale sarà poi libero di condividerlo o meno.
Per la padrona di casa ( che è quella che spadella in cucina…) sono sempre graditi dei fiori che, in gesto di estrema galanteria, si potrebbero anche far recapitare a casa prima della cena.
Piccoli accorgimenti sui quali il Galateo è molto severo e che io cerco di seguire, senza eccessi di formalità.

Quando l’invito a cena è a casa di cari amici, però, e in più loro ti fanno l’inconsapevole cortesia di chiederti se gradisci un menù a base di pesce, chiedendoti di occuparti del  dessert, tutti i tasselli vanno magicamente al loro posto e  …et voilà!  



PASTA FROLLA di Luca Montersino
350g farina 00
200g burro
135g zucchero a velo
55g tuorli
vaniglia
un pizzico di sale
buccia di limone grattugiata

Disponete sulla spianatoia la farina a fontana, mettendo al centro lo zucchero a velo, i tuorli, il burro a pezzettini e a temperatura ambiente, il sale, la buccia di limone grattugiata, la vaniglia Bourbon. Cominciate a lavorare gli ingredienti con le mani fino a quando l'impasto si sarà conpattato; formate un panetto e avvolgetelo con della pellicola; riponete in frigorifero a riposare per 30 minuti prima di utilizzarlo. L’ intera operazione può essere eseguita anche con l'impastatrice oppure come ho già insegnato qui.
Trascorsa che sarà mezz’ora, stendere l’impasto in una forma circolare e cuocere in bianco, con l'aiuto di carta forno e dei pesetti, in forno caldo a 180° per circa 15’; poi togliere il peso e la carta forno e far cuocere altri 5’.

LEMON CURD

2 limoni
200g zucchero
70g margarina
3 uova

In una casseruola, riunite il succo di limone, la scorza grattugiata di mezzo limone, lo zucchero, il burro. Scaldate a fuoco bassissimo, mescolando finché la margarina e completamente sciolta. A parte, battere le uova poi unirle al composto facendole scendere da un colino. Fate addensare, sempre su fuoco dolce, senza far bollire, mescolando.
Quando sarà abbastanza addensata, versatela in una ciotola e lasciatela raffreddare, mescolando di tanto per evitare la formazione della pellicola superficiale.


(In alternativa, questa crema, si può conservare in vasetti, nei quali bisogna versarla quando è bollente e avvitare. Si conserva un massimo di 3 mesi.)

MERINGA ALL’ITALIANA di Luca Montersino
200g zucchero
50g acqua
125g albume
50g zucchero
(1 tappino di aceto bianco delicato)

In una pentola fate sciogliere 200g zucchero nell'acqua e cuocete a fiamma alta fino a raggiungere alla temperatura di 121°C (fatelo semplicemente poco più che bollire). Nel frattempo, fate schiumare lentamente gli albumi con 100g di zucchero;  versate lo sciroppo così ottenuto a filo nella planetaria senza fermarla e lasciate montare il composto fino al completo raffreddamento.
Disponete la meringa su di una teglia e copritela con la pellicola se intendete congelarla.

Aquesto punto avete tutti gli ingredienti per confezionare la vostra crostata. Disponete il guscio di frolla nel piatto di portata, versatevi dentro la crema al limone e disponete la meringa sulla superficie della crema con una sac a poche. Con un cannello da pasticcere, caramellate la meringa.

Se non disponete del cannello, potete creare un cerchio di meringa sulla carta d'alluminio o sulla carta forno e poi passarla sotto il grill del forno, finchè non avrà assunto la caratteristica colorazione. Dopodichè potrete adagiare il cerchio sulla superficie della crema.


Né Chiacchiere, né Bugie, ma Nocchetelle!


Tanti nomi per indicare lo stesso dolce, nelle sue varianti! Tutte a ricordare lo stesso profumo che accompagna il lancio di coriandoli variopinti e i musetti dei bambini, imbrattati di trucco improbabile e di zucchero a velo!
Anche il Sannio ha la sua ricetta e il suo nome: a Benevento si chiamano “nocchetelle”, cioè “fiocchetti", dalla caratteristica forma che assumono le losanghe di sfoglia così ripiegate e fritte in abbondante olio extravergine d’oliva bollente.

Che bello il Carnevale! I travestimenti, da sempre la mia passione e onnipresenti nei miei giochi di bambina, trovavano, in questa ricorrenza la loro naturale espressione.
Circondata com’ero dall’affetto di tutta la mia famiglia, non ho mai desiderato travestirmi da principessa, come la maggior parte delle mie coetanee, forse perché mi sentivo già una principessa!
In compenso però ho fatto le richieste più disparate, che sono state quasi sempre accolte con grande entusiasmo. Per prima la mia nonna, che pazientemente applicava volants rossi alla gonna di una ballerina di Flamenco (complice forse una precoce infatuazione per la “Carmen” di Bizet), fino a tarda notte. Poi la mia mamma che guidava le mie scelte sfogliando insieme a me i cartamodelli, portandomi a scegliere le stoffe in merceria e, tagliava e cuciva a mano, non possedendo una macchina per cucire, piccoli capolavori di sartoria.

Che eleganza quella geisha, con tanto di parrucca e trucco ad hoc!
Ma l’aneddoto più divertente resta legato ad uno splendido costume da pagliaccio, che la mattina del Martedì Grasso, prima di andare a scuola per la tradizionale festa, la mia mamma mi cucì addosso… Nel vero senso della parola! Mi fece indossare un fuseau e un lupetto bianco per proteggermi dal freddo, poi m’infilò delicatamente il costume, come fosse di cristallo e me lo chiuse sulla schiena, non avendo altro modo per farlo, … cucendolo!!!
Che ridere al solo ricordo di lei, alle mie spalle, intenta a cucire, intimandomi tra le risate, di restare immobile e di non ridere, poiché con lo scuotersi trattenuto della schiena, rischiava di pungermi con l’ago!
“E se devo fare la pipì???”
“…la terrai!!!”

Anche ora che sono adulta, ogni anno mi riprometto di trovare un gruppo di amici abbastanza folli con cui organizzare una festa in maschera, come quelle che andavano tanto di moda negli ’80, quelle dei miei genitori con i loro amici; di quelle che  ti trovi coriandoli addosso per una settimana!
E tutto per appagare il mio desiderio di indossare un travestimento che ho in mente da anni… Quale???
Sorpresa!!!
NOCCHETELLE
Ingredienti:
500g di farina
5uova
50g di burro
½ bicchiere di vino bianco secco
1 cucchiaio di zucchero
aroma di vaniglia
un pizzico di sale
Olio per friggere

Impastate la farina con 2 uova e 3 tuorli, lo zucchero, l’aroma di vaniglia, il burro ammorbidito e il vino bianco che verserete poco alla volta, finchè avrete realizzato una pasta morbida ma sostenuta come quella delle tagliatelle. Fate riposare l’impasto e stendetela poi in una sfoglia di 3-4mm, da cui ricaverete delle losanghe, con lo sperone a denti zigrinati. Incidete il centro di ogni losanga con un taglio di circa 3cm, sollevate un angolo della losanga e fatelo girare dentro al taglio, lasciando così la chiacchiera sul tavolo. Preparate tutte le “nocchetelle” e friggetele in abbondante olio extra vergine d’oliva. Diventeranno gonfie e bollose. Scolatele appena dorate e adagiatele su carta assorbente per fritti. Cospergetele di zucchero a velo quando saranno ancora tiepide. Servite fredde.

Baguette, che passione!


I saldi stagionali sono ormai agli sgoccioli e, contrariamente alle mie abitudini, quest’anno mi sono data a spese pazze! Si perché io, in questo (…ed in altri aspetti!) sono una donna un po’ atipica: non vado matta per l’acquisto di scarpe e vestiti, e, anzi, per farlo devo essere in un tale stato di grazia e in una tale positiva disposizione d’animo che finisco per rimandare al infinito il momento dello shopping, indossando sempre gli stessi capi fino a lederli e ad arrivare al punto che la eco del mio armadio ricordi molto quello della particella di sodio!!!

Assisto divertita e un po’ imbarazzata (chissà cosa penserebbero se vedessero il mio!!!) alle scenate di amiche che, donne sull'orlo di una crisi di nervi,  dinanzi ai loro guardaroba ricolmi e tracimanti, esclamano:
“…Oddio, e adesso… Non ho niente da mettermi!”
E comprendo e condivido la pungente ilarità del sesso opposto sull’argomento!

Ma anch’io ho il mio tallone d’Achille! Ci sono vetrine dinanzi ai quali non riesco a controllarmi: utensili da cucina, pentole e padelle, porcellane d’ogni foggia e uso, tovaglie e tessuti per la casa e libri di cucina!
Nei negozi di questo genere i minuti scivolano via senza che io me ne accorga, smetto letteralmente di guardare l’orologio.
Per questo tipo di  shopping non esistono confini, nemmeno quelli geografici!
Già da qualche tempo infatti, ho deciso che i souvenir delle mie vacanze, in giro per l’Italia o all’estero, devono essere legati alla mia passione viscerale per la cucina; in questo modo almeno non resteranno inutilizzati a prendere polvere su qualche mensola, ma prenderanno vita nel loro uso quotidiano!

La scorsa estate a Parigi, ho strappato al mio adorato maritino, un intero pomeriggio di shopping in rue Coquillière (ça va sans dire!), dove mi sono persa nei meandri di uno dei più antichi negozi di utensili professionali per la cucina: E. DEHILLERIN


Da questo negozio, ho portato a casa, tra le altre cose (…non mi posso mica giocare tutte le carte così!), la griglia x baguette che ho usato per queste mie! L’impasto della baguette infatti, è estremamente elastico e, durante la lievitazione, rischia di espandersi in tutte le direzioni perdendo la caratteristica forma se non arginato da questa grata, che, grazie alla sua foratura, ne consente anche una cottura omogenea.

Personalmente, non avrei mai immaginato che esistessero così tanti tipi di baguette, tutte diversificate tra loro per grandezza, peso e lunghezze. “Baguette” in francese significa “bacchetta” o “bastoncino”, e la leggenda vuole che a dare al pane questa caratteristica forma siano stati i cuochi dell’esercito napoleonico, per consegnare ai soldati un formato da poter riporre nella tasca della divisa.
La tradizionale è lunga 70cm, ha una crosta rugosa, le estremità appuntite e un peso che varia tra i 250 e i 300g.


Io collocherei queste mie nella categoria delle  bâtard” (letteralmente “bastarda”!), un po’ più piccola e leggermente più larga di una baguette tradizionale… ma posso garantire sul profumo di boulangerie che regna in casa, mentre cuociono in forno!!!


BAGUETTE
Ingredienti:
360ml di acqua
420g di farina “00”
90g di farina di farro
30g di lievito di birra
2 cucchiaini di sale
2cucchiaini di zucchero
2 cucchiai d’olio evo
1 cucchiaino di succo di limone

Impastare tutti gli ingredienti insieme. Dividere l’impasto in 3 parti uguali. Stendere ogni porzione di impasto in forma rettangolare e ripiegare il foglio così ottenuto su se stesso verso di voi, saldate con le dita. Ripetete l’operazione per altre 2 volte. Arrotolate poi l’impasto in modo da tenere la piega in basso. Fate lievitare 30’. Incidete 3 o 4 volte la superficie con una lametta, imprimendo dei tagli obliqui.
Infornate a 220° per 20’, dopo aver dato un colpo di vapore (cfr. vaporizzare acqua nel forno caldo, con uno spruzzino). 

La Crescente bolognese e il "crescentone"!


Bazzico Bologna sin da bambina, quando mia mamma mi stritolava la manina perché, troppo curiosa, non le scappassi dalla presa, passeggiando per le vie affollate del centro; o forse, perché spaventata dal pensiero che qualcuno potesse, approfittando di quel caos, strapparmi da lei e portarmi via.

L’avrò calpestato mille volte: c’ho assistito alla proiezione di decine di film per sfuggire alla calura estiva, che anche a tarda sera in queste zone non molla la presa; ho partecipato al concerto di Hüsnü Şenlendirici, musicista contemporaneo turco; un carissimo amico poi, mi ci ha portato a mangiare un gelato una notte di tantissimi anni fa, nel disperato tentativo di curare le mie pene d’amore…

Sto parlando del “crescentone”, la piattaforma pedonale che campeggia al centro di Piazza Maggiore, rialzata rispetto alla pavimentazione della piazza stessa, stesa all’ombra della facciata incompiuta della Chiesa di San Petronio. Esso rappresenta un po’ la memoria storica di tutti i bolognesi DOC e anche di quelli acquisiti!

Qui, infatti, dal 1400 in avanti, si svolgeva il mercato cittadino; e sempre qui, il 21 Aprile del 1945, giorno in cui Bologna fu liberata dai nazi-fascisti, arrivarono i carri armati americani. Di questo ultimo evento il “cescentone” conserva una ferita sul lato est, una scalfitura prodotta dal carro armato, alla quale i bolognesi sono tutti ormai un po’ affezionati, per ciò che rappresenta.

Il suo nome, ovviamente, è un omaggio, con una amichevole metafora gastronomica, alla celeberrima e gustosissima crescente bolognese, una focaccia bruna e fragrante in superficie, morbida e burrosa nel suo impasto punteggiato di frammenti di pancetta e ciccioli, che tagliata in tipiche losanghe romboidali, farcita con Mortadella Bologna DOP e accompagnata da un bicchiere di vino rosso… è la morte sua!!!

La migliore a Bologna si acquista da Tamburini insieme alla mortadella, ma rigorosamente dopo aver trascorso una mattina di shopping nei negozietti del Quadrilatero via Farini/ via Rizzoli/ via Castiglione/ Pavaglione, in zona mercato vecchio. Poi via di corsa all’Osteria del Soleun posto d’altri tempi dove, consumando un bicchiere di vino, ci si può accomodare ad un tavolaccio sgangherato per gustare le leccornie appena acquistate! Proprio così!

Attorno a voi troverete le comitive più disparate: gruppi di amici, famiglie intere, studenti, bologhesi DOC, gruppi di turisti spagnoli! C’è chi acquista i prodotti delle ottime gastronomie dei dintorno e poi mangia aprendo sul tavolo la “carta di formaggio”(!); chi si attrezza con tovaglia di stoffa e stoviglie usa e getta; e chi estrae dalla borsa termica la lasagna della nonna!!! Il tutto condito dalla cordialità dei gestori e dalla goliardia tipica bolognese.

Io la crescente la adoro, perfetta com’è per uno spuntino o un aperitivo informale tra amici.
La ricetta che ho usato per questa mia è quella tratta da “Pane e Roba dolce”delle S.lle Simili, non è come quella di Tamburini, ma vi assicuro che è un ottimo surrogato, a giudicare dalle poche briciole avanzate!!! 

CRESCENTE AL PROSCIUTTO O ALLA PANCETTA

Ricetta tratta da " Pane e Roba Dolce" delle S.lle Simili
Ingredienti:
500g di farina “0”
250g di acqua
25g di lievito di birra
150g di prosciutto crudo o di pancetta, tritati grossolanamente
50g di strutto
8g di sale
1cucchiaino raso di zucchero

Fare la fontana, amalgamare al centro tutti gli ingredienti ed impastare velocemente senza battere, formare una palla, coprire a cupola per 50’-60’ e lasciare lievitare.
Stendere l’impasto con il mattarello senza lavorarlo, formando un ovale di circa 1.5cm di spessore. Disporlo su di una teglia, pizzicarlo tutto intorno, tracciare delle losanghe sulla superficie con una lametta, spennellarlo con un uovo sbattuto e lasciare lievitare per altri 50’, o fino a quando il volume non sarà raddoppiato. Più lievita e più sarà soffice.
Quando è pronta per essere infornata, le parti pizzicate si arrotondano e le losanghe si aprono leggermente.
Cuocete in forno preriscaldato a 200°-210° per 40’-45’.

La ricetta del Ragù Napoletano e della sua Magia



La luce fioca del lampadario dell’angolo cottura di un grande ambiente adibito  a salotto, illumina il tavolo. Su di esso, china, una ragazza affetta cipolle... tante cipolle… Forse è il suo sorriso che spande quella luce.
Dietro di lei, di spalle, un giovane uomo, rimesta in un pentolone di coccio marrone, con un lungo, usurato cucchiaio di legno.
Scherzano tra loro, si stuzzicano, si prendono in giro amorevolmente, ridendo di gusto.
E’ sabato sera, e quella giovane coppia d’innamorati prepara, per il tradizionale pranzo della domenica, un piatto che abbia il potere di dissolvere per qualche ora la fitta trama del mantello di nebbia che protegge il paesaggio, avvolgendo già il balconcino fuori dalla porta finestra, sul lato opposto del grande salone.
Nella stesso ambiente, sotto l’affettuoso sguardo dei due, una bambina paffutella gioca ad imitarli, riempiendo e svuotando le pentoline di plastica che le ha portato Babbo Natale. Di tanto in tanto, sbircia divertita quella libera interpretazione dei gesti metodici che ha già visto compiere nelle cucine delle sue nonne.
Quel pentolone starà sul fuoco tutta la serata, riposerà durante la notte, per poi riprendere il suo borbottio in mattinata, fino all’ora del pranzo...

Passano gli anni, e quella bambina, che ormai è diventata una ragazza, non trascorre più i suoi sabati sera con mamma e papà, ma il profumo acre della cipolla, quello avvolgente della carne e quello dolce della passata di pomodoro, nel loro concerto di aromi, diventano la colonna sonora olfattiva del risveglio della domenica.
Per non parlare dell'esplosione, che provoca sul palato la fetta di pane condita con una generosa cucchiaiata di caldo ragù fumante, che la mamma le porge per la colazione!

Adesso, quando il ragù che “pippea” è quello della mia cucina, e la fragranza si diffonde nella mia casa, mi sembra di recuperare la magia di quei momenti, l'incantesimo di quei ricordi.

La ricetta della mia famiglia è quella tratta da “Frijenno&Magnanno” , vera poesia della cucina. E mi piace trascriverla così come è… tranne che per gli ingredienti per i quali preferisco dare qualche indicazione più precisa.

Nel rispetto della tradizione, ho usato il sugo per condire dei paccheri (o"schiaffoni" così chiamati per il caratteristico rumore che fanno quando quando vengono impiattati!), ma poi li ho ripassati in forno con mozzarella e parmigiano reggiano, nella più classica ma gustosa pasta al forno. Quindi il mio ragù ha cotto “solo” 4 ore!


RAGU’ di DON VITTORIO
Ingredienti :
Olio , burro, [lardo, sugna,] cipolle (3 grosse, napoletane),
carne (500g di spuntature di maiale) alla chianchiere (cfr. macellaio, quindi, per estensione “ a punta di coltello”), 2l di passata di pomodoro, concentrato di pomodoro (1Cucchiaio)

Le cipolle ben grosse ed in abbondanza, vanno tagliate molto sottili. Mettere i condimenti e le cipolle nel tegame di coccio a fuoco calmo. Le cipolle non devono diventare rosse, ma solo afflosciarsi. In questa fase ci vuole molta attenzione. Le aggiunte ed i rimestamenti vanno eseguiti con amorevole sapienza e discrezione. “ Il ragù – disse Marotta – va celebrato”
Quando si vede che le cipolle si sono “arrese” si aggiungono i pezzi di carne alla e si fanno rosolare. Al momento giusto si versa un bicchiere di vino rosso, adatta ai piatti di carne. Quando anche il vino sarà sfumato, aggiungere tanti pomodori pelati passati passati al setaccio quanti ne sono necessari per far aumentare il volume di ¾. A questo punto ridurre la pianta, se possibile (poiché doveva già essere al minimo) ed inizia il periodo del “peppiamiento”.
Dice Marotta: “Il bollore deve esserci e non. In superficie il lento susseguirsi di bollicine svogliate avvertono che il fuoco è acceso, mentre il ragù sta pensando e cuocendo.
Dopo sette ore, buon appetito!


La ricetta dell'Erbazzone della Spisni ovvero "Speriamo che il principio sia come la fine..."



Abbandonata al suo destino, nel bel mezzo di un gelido inverno e proprio nel periodo dell’anno più prolifico, quanto a fermento culinario, la mia piccola creatura veleggia, vento in poppa, nella rete! Quante gradite visite, ogni giorno, su questo mio umile blog! Grazie anche alle ricette postate lo scorso Natale!

Sì, vive di rendita! Quest’anno, infatti,  non sono stata altrettanto brava e non credo che riuscirò a rimediare a breve.
Il motivo? Questo 2012, che ha visto la luce sotto una cattiva stella (“cattiva”… per usare un eufemismo!), mi ha dato, in questo suo rush finale, una grande opportunità, che richiede, in questa primissima fase il 200% delle mie energie, della mia concentrazione e del mio tempo.
E così, non tanto a causa dell’orario in cui rincaso e in cui, quindi, mi trovo a preparare la cena, quanto piuttosto per la spossatezza mentale, la scarsa abitudine allo studio, e talvolta il poco sonno, anche la quotidiana preparazione dei pasti è ridotta all’osso...
Lo sa bene mio marito che ne fa le spese!!!

 Ma non mi lamento né per gli orari, né per la stanchezza, né per la testa affollata di informazioni, ma sono anzi entusiasta ed elettrizzata e speranzosa che, col giusto impegno, non si risolva tutto in un fuoco di paglia!
…Crepi il lupo!!!

Quanto mi mancano, però,  i miei fornelli! Ma dal momento che resteranno spenti, ho pensato di proporre questa ricetta dell’erbazzone di Alessandra Spisni, che spingeva per essere pubblicata già da un po’.
Chissà… magari viene buona per l'aperitivo del Cenone di San Silvestro! 
E allora… BUON ANNO!!!


ERBAZZONE
(ricetta di Alessandra Spisni)

PER LA PASTA:
300g di farina
70g di strutto
acqua fredda q.b.
sale q.b.

PER LA FARCIA: 
1kg di verdure miste
1 cucchiaio di lardo tritato
50g di parmigiano reggiano grattugiato
4 uova
1 cucchiaio di prezzemolo fresco tritato
sale e pepe q.b.
noce moscata q.b.

Amalgamate 300g di farina, 70g di strutto, un pizzico di sale e acqua fredda q.b. ad ottenere un impasto omogeneo. Lasciate riposare l’impasto nella pellicola trasparente almeno mezz’ora prima di stenderla.
Nel frattempo pulite, lavate e lessate le verdure (spinaci , bietole, cicoria) in acqua salata (io le faccio appassire un tipo per volta in padella con l’aiuto dell’acqua d lavaggio, restano molto più verdi e croccanti!). Ripassate in padella con il lardo tritato e insaporite con sale e pepe.
Mettete le verdure in una terrina con le uova, un po’ di noce moscata, il prezzemolo tritato e il parmigiano reggiano (meglio se 30 mesi, bello saporito!). Condite il composto così ottenuto con sale e pepe.
Dividete in due l’impasto; con i 2/3 foderate lo stampo ( Ø 28cm) e, dopo averlo bucherellato con una forchetta, riempite con il composto. Ricoprite col restante terzo e bucherellate di nuovo per far evaporare l’umidità interna in eccesso.
Cuocete in forno a 160°/180° per 40’/45’.
Servite freddo.

Cornetti (di pane) allo yogurt

Il mio primo fine settimana di montagna della stagione, è coinciso con l'ultimo di quella turistica estiva, quello che riporta la calma nelle località dell'Alto Adige, che vanno così in letargo per risvegliarsi dopo un po' sotto le luci natalizie. E' proprio così che la montagna mi piace di più: come un bambino che va a dormire, senza fare i capricci!
I picchi baciati dalle tiepide labbra del delicato sole autunnale. I crinali accarezzati dalla sua luce obliqua e morbida. Gli alberi pronti a scrollarsi della chioma variopinta.

E in quest'orgia di colore e calore, esplodono i sapori! Sono tante le leccornie da gustare, ma su tutte IL PANE, la fa da padrone! E dopo averne fatto una bella scorpacciata (in barba alle diete proteiche!), ho fatto una scorribanda  in libreria e ho portato a casa una perla: "Il pane delle Dolomiti" di Richard Ploner Ed. ATHESIA da affiancare a "La cucina delle Dolomiti di Anneliese Kompatsercher dono della mia zia Cinzia (già ampiamente citato QUI), che, da ormai 10anni fa parte della mia personalissima collezione di libri di cucina. Fu allora che mi si schiusero alcuni dei segreti della cucina altoatesina!

La ricetta di questi cornetti di pane allo yogurt è la prima delle tante che ho intenzione di sperimentare. Buonissimi con il dolce e col salato, sono anche abbastanza semplici!


CORNETTI ALLO YOGURT
(per 6 cornetti )
Ingredienti:
500g di farina
25g di lievito di birra
1cucchiaio di zucchero
80g di acqua tiepida
30g di burro
250g di yogurt naturale tiepido
10g di sale

PER SPENNELLARE:
sbattere accuratamente un uovo 
con una presa di sale e una di zucchero

Versare la farina in una scodella o nel recipiente dell'impastatrice e formare una cavità nel mezzo. Sciogliere nell'acqua il lievito con lo zucchero e mescolare il tutto nella cavità della farina e lasciare lievitare per 15'.
Spargere il sale sulla farina, ai bordi, aggiungere il burro e lo yogurt naturale e lavorare l'impasto per almeno 10' fino ad ottenere una massa liscia e morbida.
Cospargere leggermente di farina l'impasto, coprirlo con una pellicola e lasciarlo lievitare in luogo caldo e riparato dagli sbalzi di temperatura per 30' o finchè il suo volume non sia triplicato.
Posare l'impasto su di un piano di lavoro leggermente infarinato, stendere con il mattarello fino a 1/2 cm di spessore, tagliare sei triangoli con la rotella per la pasta, arrotolare verso la punta del triangolo formando così i cornetti.
Disporre sulla leccarda foderata di carta da forno, pennellare con l'uovo e lasciare lievitare per altri 20'circa. Infornare in forno preriscaldato, umidificando il forno nei primi 5', con uno spruzzino e dell'acqua.

Le Zeppole di San Giuseppe per la Festa del Papà!


…Anzi “del babbo”! Sì, perché io lo chiamo così: BABBO! L’ho sempre chiamato così! E babbo è un suono pieno, tondo, caldo che ha il sapore dell’affetto, dell’amore, dell’ autoritaria dolce presenza ch’egli è per me.

Il rapporto che ho con mio padre è speciale, fatto di poche parole, di grande d’intesa e profonda sintonia, ma non è stato facile arrivare fino qui.
Un legame costruito, nel tempo, passando attraverso l’inevitabile ostacolo delle incomprensioni, che sempre si frappongono, ad un certo punto del cammino, tra genitori e figli, ma che a volte, per motivi diversi, può essere più difficile da saltare. Bisogna camminare l’uno verso l’altro, e venirsi incontro.
Mio  padre ha spesso camminato più velocemente di me, nella mia direzione; mi ha permesso di sbagliare, da sola;  ma era sempre lì un attimo prima della caduta, per attutire l’impatto. E poi mentre mi aiutava a rialzarmi, mi prendeva un po’ in giro e mi faceva ridere un po’, che male non fa mai!

A proposito di ridere…
“Mamma, perché babbo si chiama Salvatore ma non salva nessuno???”
La voce è quella di mio fratello, poco più di 5anni; le risate di sottofondo sono quelle mie e di mia madre, che tratteniamo a stento le lacrime!!! 

Le mie zeppole, sono in onore di mio babbo, ma a lui, con la stessa ricetta, le ha preparate la mia mamma, a qualche Km da qui…

Sia la ricetta della pasta choux che della crema pasticciera sono di Michail Roux, tratte dal cookbook  “UOVA”così non si può sbagliare!


PASTA CHOUX
INGREDIENTI:
125ml di latte intero
125ml di acqua
100g di burro
½ cucchiaino di zucchero
1cucchiaino di zucchero
150g di farina
4 uova
olio per friggere

 Mettete il latte, l’acqua, il burro, il sale e lo zucchero in una casseruola su fuoco basso. Portate ad ebollizione e togliete immediatamente dal fuoco. Aggiungete la farina versandola a pioggia e sbattete il composto con un cucchiaio di legno, finché è liscio.
rimettete la pentola su fuoco medio e cuocete per circa 1 minuto,  mescolando di continuo per fare asciugare l’impasto. Trasferitelo in una ciotola.
Aggiungete le uova, uno alla volta, sbattendo con un cucchiaio di legno. Dopo aver incorporato l’ultimo uovo, dovreste avere un impasto liscio, lucido e abbastanza denso. La pasta choux è pronta. (Se non la usate subito, spennellate la superficie con uovo e latte per evitare che si formi una crosta.)
Con una sacca a poche e una bocchetta rigata, di 1cm di diametro, formate, sulla carta forno, delle girelle di circa 10cm di diametro e, se possibile, salite di un gradino con il giro finale in modo da avere un dislivello che accoglierà meglio la crema.
Friggete le girelle in olio mediamente profondo, 2-3cm circa, immergendole, a testa in giù, con tutta la carta da forno. Dopo un paio di minuti, muniti di una pinza, estraete dall’olio la carta forno. Estraete le zeppole dall'olio, quando saranno ben gonfie e dorate da entrambe le parti. Scolate bene e adagiate su carta per fritti o su carte paglia.



CREMA PASTICCIERA
INGREDIENTI:
6 tuorli
125g di zucchero
40g di maizena
500gml di latte intero
1 baccello di vaniglia
un po’ di zucchero a velo o di burro

Montate a nastro i tuorli con 2/3 dello zucchero in una ciotola. Aggiungete la maizena e incorporatela bene sbattendo con la frusta.
in una casseruola, scaldate il latte con il resto dello zucchero e la vaniglia. Appena prende il bollore, versatelo sul composto di uova, mescolando. Amalgamate bene e rimettete il composto nella casseruola. Portate ad ebollizione su fuoco medio, mescolando continuamente, con la frusta. Lasciate bollire per 2minuti, sempre mescolando e poi versate in una ciotola. Per evitare che si formi una pellicina, spolverizzate la superficie con pochissimo zucchero o distribuiteci qualche fiocchetto di burro. Una volta fredda la crepa pasticciera si può tenere in frigorifero fino a 3 giorni. Eliminate il baccello di vaniglia prima dell’uso.
A questo punto, riempite una sacca a poche con la crema e farcite le zeppole con essa. Guarnite con ciliegia o amarena candita.

 

Ciambella & Cagnina… “te lo do io il promemoria"!!!



Dalla Romagna, ”terra sincera, generosa e viva”... mi sono fatta un po’ adottare!
La Romagna mi ha accolta, sin da subito, come una figlia. O forse io mi sono sentita subito a casa.
Credo sia stato amore a prima vista, prima coi romagnoli e poi con la loro terra…
Ok, va bene … confesso e rettifico!
Prima col romagnolo,  quello che poi è diventato mio marito :-), e subito dopo - tempo 3 settimane di frequentazione, vista la sua insistenza! - con la sua terra!
E meno male che mi ero detta che questa volta ci sarei andata coi piedi di piombo; che sarei stata cauta; che non avrei corso, perché non c’era alcuna fretta… Già, infatti IO non avevo alcuna fretta!!! ;-P

Dai campi coltivati a frutta che ti accompagnano, ai lati della strada, verso la città di Ravenna, fino al profumo del mare, forse più intenso d’inverno che nella stagione estiva (quando, se trovi il coraggio d’immergerti, ti accorgi che, come dice il grande Giacobazzi, “è mare per… convenzione!!”), passando per le storiche vie del centro, tutto, in quella parte di Romagna, è bellezza, accoglienza e geniunità.

Come le tradizioni, le ricorrenze, le abitudini che si ripetono rassicuranti, ogni anno, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre è tempo di Cagnina! La Cagnina di Romagna è un vino dolce, di corpo, leggermente acidulo, dall’intenso colore violaceo, ottenuto per almeno l’85% da uve del vitigno “Refosco”, localmente denominato “Terrano”. Ed è un romagnolo DOC, dal momento che viene prodotto solo tra la provincia di Ravenna e quella di Forlì/Cesena!


Come molti vini rossi, dolci e leggeri, si accompagna molto bene alle castagne…
Ma si sposa :-)
 solo con la ciambella romagnola, che, sorprendentemente e seguendo il famoso detto “Non tutte le ciambelle riescono col buco”, non è dotata proprio di quest’ultimo!!!
La teoria della mia dolce metà, è che se la ciambella romagnola non avesse le sembianze che ha, non potrebbe servire all’uopo, e cioè non potrebbe essere comodamente intinta in questo rosso nettare…
Io ci credo… E voi???
Provare per credere!


CIAMBELLA ROMAGNOLA
Per 2 ciambelle (non lesinate, fate tutta la dose... va a ruba!)

500g farina “00”
200g zucchero semolato
200g burro
16g lievito chimico per dolci
3 uova
latte q.b.

Il procedimento della ciambella è in tutto e per tutto simile a quello utilizzato per la pasta frolla, che trovate sempre quicon la sola aggiunta di qualche cucchiaio di latte, che vi aiuterà a mantenere l’impasto più morbido e fluido;  e con l’accortezza, come consigliato dalle Sorelle Simili, di lavorarlo con la spatola e non con le mani. 
Quando tutti gli ingredienti saranno stati amalgamati, infatti, non avrete un panetto ma un composto piuttosto appiccicoso, che, proprio con la spatola, trasporterete su di una teglia forno, formando 2 filoni.
Spennellate i filoni con un po’ di latte, cospargeteli abbondantemente di granella di zucchero, e infornate, in forno preriscaldato a 175° per 25’/30’.
Sfornate, fate raffreddare e servite.

Il giorno successivo la sua preparazione sarà perfetta, e si conserverà così, purché a riparo da fonti di calore e umidità, per una settimana!


Ps. Manco a farlo apposta, proprio oggi esce l'ultimo album di Laura Pausini, romagnola DOC!!!

Crostatine di patate e cioccolato


Il mio primo giorno di scuola è un ricordo po’sfocato. Più che un ricordo in realtà, un insieme di percezioni sensoriali …
Un atrio gigantesco, illuminato da una grande vetrata assolata.
Un vociare indistinto di bimbi, suoni disparati: risate, urla, pianti…
L’odore umido di gesso e cimosa.
Il sudore appiccicaticcio di una mano che cerca un’altra mano, nella ferma volontà di non lasciarla andare, per nessun motivo.
La gola secca per la paura, la salivazione azzerata dall’emozione della nuova avventura, tanto attesa.
In fondo al salone, sulla destra, si apre un corridoio sul quale si affacciano tante porticine…
Dentro quelle porticine, il mondo!
 Il mondo come te lo insegnerà la maestra.
Il mondo da esplorare con nuovi amici, simpatici e antipatici, ma comunque compagni di avventura!
 Molte volte ho rivissuto l’emozioni di quel giorno, perchè molti primi giorni di scuola si susseguiti e molti sono stati i compagni d’avventura…
Fino a capire che, se “gli esami non finiscono mai”, come diceva il grande Eduardo, è proprio perché infiniti sono nella vita, i primi giorni di scuola…
Lo scorso mercoledì è stato, per me, l’ennesimo primo giorno di scuola: il primo giorno in un nuovo posto di lavoro, il primo giorno di un lavoro nuovo…
E queste crostatine lo rappresentano un po’…
E poi… si possono mettere in cartella!!!

CROSTATINE DI PATATE E CIOCCOLATO

350g di pasta frolla
1 hg di patate
gr 80 burro
gr 100 zucchero
250 cl panna liquida
2 uova
1oo gr uva passa ammorbidita
gr 50 pinoli
gr 100 canditi
gr 100 gocce di cioccolato fondente

Lessate le patate e schiacciatele, ancora calde, con lo schiacciapatate. Amalgamate a queste, il burro e la panna. A parte, frullate i canditi con lo zucchero e aggiungetevi, sempre frullando, le uova. Unite i due composti e aggiungete i  pinoli, l’uvetta e le gocce di cioccolata. Imburrate ed infarinate una teglia di 26/28cm di diametro e rivestitela con la pasta frolla. Versate il composto sulla pasta frolla e infornate, in forno già caldo a 175°1h circa.