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Di piadine, crescioni e riflessioni sulla lunga estate calda.


Che lunga separazione da questa mia creatura!
Quanto mi è mancato questo appuntamento!
Ma la primavera ed l’estate ormai trascorse, sono state dure e caratterizzate da una tale sensazione di “pienezza” da impedirmi di concedermi, con la serenità e la dedizione che merita, questo mio momento…
“Pienezza” sì, proprio così! Mi spiego meglio: mai capitato di alzarsi da tavola con la pancia talmente piena da non riuscire a portarsela dietro??? Personalmente non ricordo pranzo di Natale che non sia accompagnato da questa percezione! Ecco, immaginate ora di sentire lo stesso ma… nella testa!
La testa, il cervello, la mente letteralmente zeppa di nozioni, informazioni, pensieri, progetti più o meno ambiziosi, paure nuove a braccetto con le vecchie; e poi fare la conoscenza di nuovi colleghi e creare con loro un nuovo rapporto di amicizia; il sopraggiungere di nuovi impegni, di piccoli e grandi contrattempi; l’instaurarsi di nuove abitudini, lo sgretolarsi di antiche certezze… Tutto affollato nella mia mente.

Fichi Caramellati: genuina bontà di Romagna!


Negli ultimi giorni di settembre, tutte le pentole di Romagna ribollono di fichi leggermente acerbi, che caramellano nello zucchero, profumato di limone. L’aroma spande nell’aria per ore (quelle necessarie per la cottura), per poi essere chiuso nei vasi di vetro.
I fichi caramellati che, come piccoli geni della lampada, verranno poi “liberati”, al primo freddo, per unirsi a squacquerone (formaggio tipico romagnolo, fresco e cremoso, che deve il suo nome al dialettale “squaquaron”, ad indicare la sua elevata acquosità, circa il 60%),  piadina e un bel bicchiere di Sangiovese di Romagna, se oggi sono una prelibatezza, erano, una volta, il dolce nel giorno di festa.

Quest’anno anch’io ho partecipato alla preparazione, nella cucina di mia suocera, e m’è sembrato di respirare un’aria antica, di tradizione. E’ trascorsa infatti, così una domenica d’altri tempi a far conserva: un pomeriggio di risate tra donne in cucina, come una volta!


FICHI CARAMELLATI:
1Kg di Fichi (leggermente acerbi)
400g di Zucchero Semolato
1Limone, la buccia

In una pentola piuttosto larga, disponete i fichi dopo averli puliti e spazzolati, cospargeteli di zucchero e lasciateli riposare una notte (8/10h). In questo modo i fichi rilasceranno un po’ del loro liquido.
il mattino seguente, aggiungete la buccia del limone e portate su di un fuoco basso.
Cuocerete i fichi per circa 5ore, avendo cura di girare di tanto il liquido con estrema delicatezza, facendo attenzione a non romperli. Al termine della cottura, invasate i fichi in barattoli di vetro sterilizzati, chiudete con coperchi nuovi e puliti, e capovolgeteli affinché creino il sotto vuoto.



Ciambella & Cagnina… “te lo do io il promemoria"!!!



Dalla Romagna, ”terra sincera, generosa e viva”... mi sono fatta un po’ adottare!
La Romagna mi ha accolta, sin da subito, come una figlia. O forse io mi sono sentita subito a casa.
Credo sia stato amore a prima vista, prima coi romagnoli e poi con la loro terra…
Ok, va bene … confesso e rettifico!
Prima col romagnolo,  quello che poi è diventato mio marito :-), e subito dopo - tempo 3 settimane di frequentazione, vista la sua insistenza! - con la sua terra!
E meno male che mi ero detta che questa volta ci sarei andata coi piedi di piombo; che sarei stata cauta; che non avrei corso, perché non c’era alcuna fretta… Già, infatti IO non avevo alcuna fretta!!! ;-P

Dai campi coltivati a frutta che ti accompagnano, ai lati della strada, verso la città di Ravenna, fino al profumo del mare, forse più intenso d’inverno che nella stagione estiva (quando, se trovi il coraggio d’immergerti, ti accorgi che, come dice il grande Giacobazzi, “è mare per… convenzione!!”), passando per le storiche vie del centro, tutto, in quella parte di Romagna, è bellezza, accoglienza e geniunità.

Come le tradizioni, le ricorrenze, le abitudini che si ripetono rassicuranti, ogni anno, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre è tempo di Cagnina! La Cagnina di Romagna è un vino dolce, di corpo, leggermente acidulo, dall’intenso colore violaceo, ottenuto per almeno l’85% da uve del vitigno “Refosco”, localmente denominato “Terrano”. Ed è un romagnolo DOC, dal momento che viene prodotto solo tra la provincia di Ravenna e quella di Forlì/Cesena!


Come molti vini rossi, dolci e leggeri, si accompagna molto bene alle castagne…
Ma si sposa :-)
 solo con la ciambella romagnola, che, sorprendentemente e seguendo il famoso detto “Non tutte le ciambelle riescono col buco”, non è dotata proprio di quest’ultimo!!!
La teoria della mia dolce metà, è che se la ciambella romagnola non avesse le sembianze che ha, non potrebbe servire all’uopo, e cioè non potrebbe essere comodamente intinta in questo rosso nettare…
Io ci credo… E voi???
Provare per credere!


CIAMBELLA ROMAGNOLA
Per 2 ciambelle (non lesinate, fate tutta la dose... va a ruba!)

500g farina “00”
200g zucchero semolato
200g burro
16g lievito chimico per dolci
3 uova
latte q.b.

Il procedimento della ciambella è in tutto e per tutto simile a quello utilizzato per la pasta frolla, che trovate sempre quicon la sola aggiunta di qualche cucchiaio di latte, che vi aiuterà a mantenere l’impasto più morbido e fluido;  e con l’accortezza, come consigliato dalle Sorelle Simili, di lavorarlo con la spatola e non con le mani. 
Quando tutti gli ingredienti saranno stati amalgamati, infatti, non avrete un panetto ma un composto piuttosto appiccicoso, che, proprio con la spatola, trasporterete su di una teglia forno, formando 2 filoni.
Spennellate i filoni con un po’ di latte, cospargeteli abbondantemente di granella di zucchero, e infornate, in forno preriscaldato a 175° per 25’/30’.
Sfornate, fate raffreddare e servite.

Il giorno successivo la sua preparazione sarà perfetta, e si conserverà così, purché a riparo da fonti di calore e umidità, per una settimana!


Ps. Manco a farlo apposta, proprio oggi esce l'ultimo album di Laura Pausini, romagnola DOC!!!