Le Zeppole di San Giuseppe per la Festa del Papà!


…Anzi “del babbo”! Sì, perché io lo chiamo così: BABBO! L’ho sempre chiamato così! E babbo è un suono pieno, tondo, caldo che ha il sapore dell’affetto, dell’amore, dell’ autoritaria dolce presenza ch’egli è per me.

Il rapporto che ho con mio padre è speciale, fatto di poche parole, di grande d’intesa e profonda sintonia, ma non è stato facile arrivare fino qui.
Un legame costruito, nel tempo, passando attraverso l’inevitabile ostacolo delle incomprensioni, che sempre si frappongono, ad un certo punto del cammino, tra genitori e figli, ma che a volte, per motivi diversi, può essere più difficile da saltare. Bisogna camminare l’uno verso l’altro, e venirsi incontro.
Mio  padre ha spesso camminato più velocemente di me, nella mia direzione; mi ha permesso di sbagliare, da sola;  ma era sempre lì un attimo prima della caduta, per attutire l’impatto. E poi mentre mi aiutava a rialzarmi, mi prendeva un po’ in giro e mi faceva ridere un po’, che male non fa mai!

A proposito di ridere…
“Mamma, perché babbo si chiama Salvatore ma non salva nessuno???”
La voce è quella di mio fratello, poco più di 5anni; le risate di sottofondo sono quelle mie e di mia madre, che tratteniamo a stento le lacrime!!! 

Le mie zeppole, sono in onore di mio babbo, ma a lui, con la stessa ricetta, le ha preparate la mia mamma, a qualche Km da qui…

Sia la ricetta della pasta choux che della crema pasticciera sono di Michail Roux, tratte dal cookbook  “UOVA”così non si può sbagliare!


PASTA CHOUX
INGREDIENTI:
125ml di latte intero
125ml di acqua
100g di burro
½ cucchiaino di zucchero
1cucchiaino di zucchero
150g di farina
4 uova
olio per friggere

 Mettete il latte, l’acqua, il burro, il sale e lo zucchero in una casseruola su fuoco basso. Portate ad ebollizione e togliete immediatamente dal fuoco. Aggiungete la farina versandola a pioggia e sbattete il composto con un cucchiaio di legno, finché è liscio.
rimettete la pentola su fuoco medio e cuocete per circa 1 minuto,  mescolando di continuo per fare asciugare l’impasto. Trasferitelo in una ciotola.
Aggiungete le uova, uno alla volta, sbattendo con un cucchiaio di legno. Dopo aver incorporato l’ultimo uovo, dovreste avere un impasto liscio, lucido e abbastanza denso. La pasta choux è pronta. (Se non la usate subito, spennellate la superficie con uovo e latte per evitare che si formi una crosta.)
Con una sacca a poche e una bocchetta rigata, di 1cm di diametro, formate, sulla carta forno, delle girelle di circa 10cm di diametro e, se possibile, salite di un gradino con il giro finale in modo da avere un dislivello che accoglierà meglio la crema.
Friggete le girelle in olio mediamente profondo, 2-3cm circa, immergendole, a testa in giù, con tutta la carta da forno. Dopo un paio di minuti, muniti di una pinza, estraete dall’olio la carta forno. Estraete le zeppole dall'olio, quando saranno ben gonfie e dorate da entrambe le parti. Scolate bene e adagiate su carta per fritti o su carte paglia.



CREMA PASTICCIERA
INGREDIENTI:
6 tuorli
125g di zucchero
40g di maizena
500gml di latte intero
1 baccello di vaniglia
un po’ di zucchero a velo o di burro

Montate a nastro i tuorli con 2/3 dello zucchero in una ciotola. Aggiungete la maizena e incorporatela bene sbattendo con la frusta.
in una casseruola, scaldate il latte con il resto dello zucchero e la vaniglia. Appena prende il bollore, versatelo sul composto di uova, mescolando. Amalgamate bene e rimettete il composto nella casseruola. Portate ad ebollizione su fuoco medio, mescolando continuamente, con la frusta. Lasciate bollire per 2minuti, sempre mescolando e poi versate in una ciotola. Per evitare che si formi una pellicina, spolverizzate la superficie con pochissimo zucchero o distribuiteci qualche fiocchetto di burro. Una volta fredda la crepa pasticciera si può tenere in frigorifero fino a 3 giorni. Eliminate il baccello di vaniglia prima dell’uso.
A questo punto, riempite una sacca a poche con la crema e farcite le zeppole con essa. Guarnite con ciliegia o amarena candita.

 

La pizza in teglia di Gabriele Bonci.


La PIZZA è un pensiero fisso per ogni buon campano che viva al Nord! Perché l’inconfondibile profumo della pizza, fa sentire a casa!
La prima domanda che si rivolge ai locali, dopo i convenevoli di rito, è proprio :
“Ma , in zona, una pizza buona, dove la si può mangiare???”
Il problema però, è già nella domanda, e forse, prima di capire da soli, in quale anfratto di essa si nasconda, potrebbero passare anni… Io conosco l’arcano, ma anche a me s’è svelato solo di recente, attraverso mio marito, romagnolo DOC.
Il problema è semplice e complesso allo stesso tempo, ed è che…
LA PIZZA non l’hanno mai mangiata!!!
Si, è così, non hanno mai mangiato LA PIZZA!


La pizza, quel disco di pasta lievitata, di medie dimensioni,  sottile ma morbido, abbracciato dall’alto cornicione che incornicia, per l’appunto, il condimento di passata di  pomodoro, basilico, e grosse fette di mozzarella - perché è così che si mette la mozzarella sulla pizza, e non a dadini, perché ogni sapore deve essere ben distinto e fondersi, nella bocca, come in un amplesso…
La pizza, quella vera, rigorosamente cotta nel forno a legna col calore delle braci , ma senza l’aggressività del fuoco, piegata “a portafoglio” o in 4 parti e mangiata perdendosi nei vicoli di Napoli …
La pizza, che deve essere impastata con l’acqua ,e forse con l’aria, di quella città… 



Quando poi hanno la fortuna di goderne e gli si svela il vero, non tutti subito si convertono , ma dapprima resistono, e poi, come per incanto, cedono!
Del resto, non dev’essere facile accettare d’essere stati ingannati per tutta la vita, sino a quel momento, su un alimento così semplice, ma così perfetto, come la pizza!
Perché la pizza, il cibo più antico e più declinato del pianeta, vessillo dell’arte culinaria italiana nel mondo, nasconde in sé la magia del pasto semplice, che sembra sempre quello di un re! 



Il tentativo di riprodurre in casa il pasto che prende il nome dalla Regina in onore della quale fu creato, senza un forno a legna, senza quell’acqua e senza quell’aria, si rivela però, per chi conosce il reale sapore di quest’ambrosia, mai pienamente soddisfacente. La Vera Pizza non si può imitare, e forse non si deve nemmeno tentare di farlo.
Ma siccome alla pizza non si può rinunciare, io ho provato con questa, che è un’altra cosa, diversa ma buona: la pizza in teglia, del sacerdote del PIZZARIUM di Roma, Gabriele Bonci!!!





PIZZA IN TEGLIA di GABRIELE BONCI
INGREDIENTI:
1kg di farina 00 per pizza
700g di acqua
7g di lievito di birra liofilizzato
15g di sale
40g di olio evo
5g di zucchero

Prelevate una parte dell’acqua, scaldatela poco e unitela al lievito e allo zucchero. Setacciate la farina in una ciotola, aggiungetevi il composto di lievito e, gradualmente, l’acqua. Impastate con una forchetta (ma anche una planetaria va benissimo!). Aggiungete l’olio, il sale e terminate l’acqua. L’impasto deve risultare morbido ed appiccicoso ma consistente. Fatelo riposare 10’.
Trasferite la massa su di un tagliere molto infarinato e provvedete a dare alcune pieghe alla pasta, come segue. Prendete l’impasto e piegate al centro i lembi esterni, poi girate l’impasto, tenendo il taglio che ne deriverà, perpendicolare a voi. Ripete l’operazione nel senso opposto. Lasciate riposare per 10’.
Ripetete l’operazione 2 o 3 volte. Poi formate una palla, riponetela in una ciotola unta di olio evo, e fate lievitare, coperta con una pellicola, in frigorifero per 24H.
Trascorse che saranno, prendete la pasta lievitata, stendetela senza lavorarla, farcitela a piacere e infornate a 250° in forno ventilato preriscaldato, per 15-20’.

Le farciture che potete vedere sono:
una margherita classica: salsa di pomodoro, mozzarella e basilico;
radicchio e pancetta: disponete sulla pasta stesa, nell’ordine: salsa di pomodoro, la mozzarella, la pancetta. Quando la pizza sarò cotta, sfornate e disponeteci sopra a pioggia il radicchio)
salsiccia e “friarielli”:saltate in padella i friarielli con aglio olio e peperoncino, dopo averli fatti appassire, disponete sull’impasto steso la mozzarella, i frialrielli e pezzetti di salsiccia cruda.

Torta Angelica delle Sorelle Simili ovvero … “La dieta è finita… mangiate in pace!!!"


Anche questa volta, la dieta è finita! Sono riuscita a portare a termine l’intero programma alimentare che avevo intrapreso…  Volete sapere qual è? Ebbene sì, ci sono caduta anch’io… No, non è la dieta Dukan! Ma, di fatto, il suo adattamento italiano, ad opera di Rosanna Lambertucci:Il Viaggio Dimagrante!


…Lo so che non si fanno le “diete dei giornali”; lo so che ognuno di noi è diverso, e che le diete dimagranti si fanno seguiti da un medico specialista, so tutto ma…  quando si è provata qualsiasi cosa da 20anni a questa parte per perdere qualche chilo; quando si conoscono a memoria tutte le regole della sana e corretta alimentazione e le si applicano senza alcun risultato da anni; quando i chili acquistati a Natale continuano, nonostante i sacrifici e digiuni, a campeggiare sui tuoi fianchi fino a Ferragosto… posso assicurare che ti rivolgeresti anche ad uno sciamano indiano, con tanto di bambolina Wodoo, per perdere qualche chilo!!!
Questo regime alimentare, sostanzialmente proteico, è, di fatto, rieducativo: educa il metabolismo, riattivandolo! Certo il sacrificio è grande, ma i risultati sono abbastanza veloci e duraturi nel tempo… Insomma FUNZIONAAA!!!
Il più importante inconveniente di questa dieta dimagrante è che, oltre a proibire categoricamente i dolci per tutto il periodo, non concede, a differenza di altri regimi alimentari, nessuna “distrazione”, per così dire: niente pizza+birra al sabato sera, niente pasto libero a settimana, niente vino,  niente di niente… per sole 7 settimane xò!
Queste regole ferree portano a ridurre drasticamente la vita sociale e, nel mio caso, ad abbandonare i manicaretti che avrei voluto proporre sul blog!!! Non che non me ne sia preparati, di dietetici, ma ugualmente succulenti sia per la vista che per il gusto… ma, una volta pronti, la fame era tale che proprio una foto era l’ultimo dei miei pensieri!!!

Ho sognato questa brioche per tutte le 7 settimane, e me la sono regalata come premio, alla fine del mio VIAGGIO!
Ovviamente adesso per mantenere i risultati, dovrò seguire le indicazioni per il mantenimento del peso e ho già in programma un secondo viaggio per il raggiungimento del peso forma ma… con calma!
Per il momento mi godo questa bontà, con la quale festeggio il primo anno del Blog!!! AUGURI! 




L'ANGELICA delle Sorelle Simili
INGREDIENTI:
Lievitino:
135 gr farina manitoba
13 gr lievito di birra
75 gr acqua
Amalgamare tutti gli ingredienti e formare un panetto. Far lievitare 30’o fino al raddoppio.

Impasto:
400 gr farina manitoba
75 gr zucchero
120 gr latte tiepido
3 tuorli
1 cucchiaino di sale
120 gr burro

Glassa velante: (io ho usato questa!)
4 cucchiai di zucchero a velo
1 chiara d'uovo

Glassa coprente:
150 gr zucchero a velo
1 chiara d'uovo

Farcitura:
75 gr uvetta
75 gr scorza d'arancio candita (io ho usato 150g di uvetta)
50 gr burro fuso

In una ciotola mettere la farina, fare la fontana, mettere al centro il latte tiepido, lo zucchero, il sale e amalgamare con un poco di farina. Unire il burro e finire l’impasto battendo fino a quando non si staccherà dalla ciotola.
Rovesciare sul tavolo, unire il lievitino e battere finchè i due impasti saranno ben amalgamati.
(ovviamente io ho utilizzato la planetaria KENWOOD 
per entrambe le operazioni, e il risultato è eccellente!) Rimettere nella ciotola unta e far lievitare 1h, o finché sarà raddoppiato di volume. 

Rovesciarla sul tavolo infarinato e stenderla formando un rettangolo di 2-3mm di spessore, senza lavorarla. Pennellare abbondantemente con il burro fuso, cospargere di uva sultanina, precedentemente ammollata e asciugata, e di scorza di arancia candita tritata. Arrotolare il lato più lungo. Tagliare questo rotolo a metà, per il lungo, con un coltello affilato e sottile, infarinandolo di tanto in tanto. Separare delicatamente i due pezzi, girarli tenendo il lato tagliato verso di voi e formare una treccia facendo in modo che la parte tagliata rimanga il più possibile all’esterno.
mettere su di una teglia da forno e chiudere la ciambella. Pennellare con burro fuso e far lievitare per 30’-40’, coperta a campana ( deve quasi raddoppiare).
Cuocere in forno a 200° per 20’-25’. Nel frattempo diluire i 4 cucchiai di zucchero a velo con 1 albume, fino ad avere una glassa semi densa.
Appena l’Angelica esce dal forno, pennellarla con la glassa e lasciarla asciugare. Volendo si può mettere ad asciugare in forno per 30 secondi.